La bellezza radicale
di Ernesto Sirolli

Ernesto Sirolli si definisce un “iron man” delle comunità. Ha iniziato la sua attività nel 1971 nel campo degli aiuti internazionali in Africa. Quell'esperienza lo ha portato a sviluppare il modello di “Facilitazione d’Impresa” e il “Trinity of Management”, uno strumento di formazione per le comunità e le aziende per cambiare il modo di fare business facendo leva sulla passione, la creatività e l’energia delle persone. Ernesto Sirolli vive negli Stati Uniti, in California. Nel 1995 fonda il Sirolli Institute International Facilitation Enterprise, di cui è Presidente, creando oltre 55.000 posti di lavoro in più di 400 comunità nel mondo. Laureato in Scienze Politiche presso l'Università di Roma, ha conseguito un Master in Filosofia e Sviluppo Sostenibile presso la Murdoch University di Perth, in Australia. È autore di due libri: "Ripples from the Zambezi" e "How to Start a Business and Ignite your life". Nel 2012 ha tenuto un discorso su TEDX: "Volete aiutare qualcuno? State zitti e ascoltate!”, tradotto in 35 lingue con oltre 3 milioni di visualizzazioni.
La bellezza radicale
Nel sacro giorno dell’Epifania, il 6 gennaio 2021, ho avuto la mia epifania personale! È accaduto guardando l’assalto al Campidoglio, a Washington. Ho realizzato che la politica è più importante dell’economia.
Nonostante i grandi discorsi delle imprese private che promettevano di guidarci verso un futuro radioso, tempo tre mesi da quando è iniziata la pandemia, e l’economia è stata stravolta. Abbiamo visto, con orrore, tutti quei famosi imprenditori che infestavano l’etere con i loro consigli per diventare ricchi e felici, improvvisamente, sparire. E abbiamo capito che l’1% della popolazione, non importa quanto ricco, semplicemente non poteva aiutare il restante 99% di noi a sopravvivere. Privi di saggezza economica, ci siamo resi conto che la tanto sbandierata Teoria della goccia, per cui l’elargizione di benefici economici a vantaggio delle classi più agiate finisce per produrre, con un metaforico sgocciolamento, vantaggi sul resto della società, si era rivelata un’illusione. Non c’erano più gocce. La pandemia ci ha fatto capire che l’avidità non è buona, come dimostrano gli accumulatori di carta igienica e i supermercati vuoti.
Dall’altra parte, la politica era al centro dell’attenzione. Sui nostri politici è stata scaricata la responsabilità di occuparsi di tutto. Mai nella nostra storia recente avevamo sperimentato la forza di una decisione politica e di come questa fosse in grado di esercitare un’influenza nel determinare chi sarebbe morto e chi invece avrebbe continuato a vivere. Dalla risposta agli incendi dei boschi alle leggi sulla quarantena, dall’accesso alle cure mediche all’obbligo di indossare la mascherina, dalla decisione su quale manifestazione fosse buona e quale meritasse l’intervento della Guardia Nazionale! Abbiamo guardato sgomenti i nostri funzionari pubblici scaricare le responsabilità sui politici che, appare oggi evidente, erano impreparati a confrontarsi persino con le più basilari tra le responsabilità civiche.
Abbiamo bisogno di una differente classe politica.
Abbiamo bisogno di una classe politica da dopo guerra. Di Politici con la “P” maiuscola. Capaci di concepire un Piano Marshall universale, un New Deal che non guardi solo alla sostenibilità ambientale, ma anche a quella sociale ed economica. Friedrich Nietzsche una volta scrisse: chi ha un perché per vivere, sopporta quasi ogni come. Abbiamo bisogno di speranza e di Politici in grado di farci sognare un futuro per noi e per le generazioni che verranno. Politici in grado di farcelo vedere, un futuro migliore, sperimentare e, cosa più importante, lavorare insieme per costruirlo. Abbiamo sentito parlare di Politici in grado di farlo. Abbiamo studiato i loro nomi sui libri di storia e adesso è giunto il momento di evocarli. Sì, dobbiamo evocarli perché spetta a noi farli apparire. È sempre lo spirito dei tempi, la coscienza collettiva, a concepire i nostri leader. Questo è il motivo per cui dobbiamo essere particolarmente attenti a ciò che desideriamo! Possiamo scegliere se permettere al nostro malcontento di proliferare o se ascoltare le promesse dei nostri angeli custodi, quel che è certo è che dovremo convivere con le conseguenze di questa scelta.
La politica dello sbarco sulla Luna.
Nel suo ultimo libro, Mission Economy-A Moonshot Effort at Changing-Capitalism, la professoressa Mariana Mazzuccato guarda alle grandi sfide che ci troviamo davanti in maniera radicalmente nuova, affermando che: dobbiamo ripensare le capacità e il ruolo del governo all’interno dell’economia e della società, recuperando soprattutto un senso di pubblico scopo.
Questo è il tempo per una politica ambiziosa e che sappia proporre un’amministrazione ispirata della Res publica. Gli economisti possono cambiare le regole del mercato, ma non sono in grado di fare ciò che i politici illuminati fanno.
Ha-Joon Chang, autore del famoso 23 cose che non ti hanno mai detto sul capitalismo ci aveva avvertito dicendo: l’economia riguarda le politiche economiche, la cui realizzazione spetta alla politica.
Cosa possiamo fare?
Dobbiamo sostenere, abbracciare e partecipare, sì (anche se può sembrare shoccante) dobbiamo partecipare a politiche visionare e che intendono mettere al centro le nostre vite.
Vi ricordate quando pensavamo che la prossima rivoluzionaria Start-Up avrebbe ripulito l’ambiente, ci avrebbe fatto stare meglio e regalato un paio di scarpe/bottiglia d’acqua/pannello solare ai bambini africani? Beh, niente di tutto questo è accaduto. Dobbiamo accettare che ci sono lavori che il settore privato non può e non potrà mai svolgere, e noi abbiamo il dovere di collaborare al disegno e allo sviluppo di soluzioni innovative in supporto del settore pubblico.
Ciò che alcuni hanno fatto per il settore privato, aiutandolo ad avere successo, dobbiamo farlo noi ora per il settore pubblico, supportando amministratori onesti e di buona volontà nel prendere decisioni intelligenti e lungimiranti per le nostre vite.
Governo e imprenditoria generalizzata.
Abbiamo bisogno di un accordo pubblico/privato tra governi e imprese perché, molto semplicemente, ci mancano le tecnologie per dare da mangiare, vestire, curare, educare, trasportare e connettere 8 miliardi di persone in un modo che sia allo stesso tempo sostenibile per il nostro pianeta. Dobbiamo supportare i governi che mettono in piedi le infrastrutture sociali necessarie a facilitare l’imprenditorialità diffusa e generalizzata. Questo perché, nella migliore delle ipotesi, un governo può stimolare l’economia e finanziare la realizzazione di infrastrutture sociali e dalla spiccata connotazione green, ma non può, e ci tengo a sottolinearlo, innovare. Questo perché, se anche l’invenzione può essere fatta in un laboratorio, abbiamo innovazione solo quando ciò che è inventato incontra le esigenze di mercato. È solo quando noi, comuni cittadini, adottiamo qualcosa che migliora le nostre vite che l’invenzione diventa innovazione. E l’innovazione appartiene al mondo degli imprenditori, a chi, come suggerisce l’etimologia stessa della parola, è il primo a vedere e cogliere l’opportunità. A compiere l’impresa.
Una prospettiva umanistica.
La nostra sopravvivenza è un esperimento collettivo di intelligenza applicata da ogni membro della nostra comunità. Secondo la definizione umanistica, una società giusta è quella che permette a quante più persone possibili di godere delle opportunità che il mondo mette a disposizione, imparando a fare magnificamente ciò che amano fare e restituendo al mondo il magnifico prodotto di quanto appreso. Non ho alcun dubbio che, migliorando le competenze di tutti, saremo in grado di affrontare qualsiasi problema l’umanità sia chiamata a risolvere. Ma la crescita imprenditoriale deve essere diffusa e democratica, perché passione e intelligenza non hanno nulla a che vedere con la geografia, il genere o la razza. Dovrebbe essere evidente, in questo momento di crisi, che riconoscere e sostenere la passione, l'energia e l'immaginazione del numero più alto di persone possibile, non è solo una questione di giustizia sociale, ma si tratta di un imperativo pratico e necessario al raggiungimento di un risultato collettivo. Non esiste salvezza individuale nel nostro mondo. Per sopravvivere abbiamo bisogno di una pausa dalle ideologie di parte, che dividono, e di un rinnovato impegno verso la Politica, quella con la P maiuscola, così da compiere un passo decisivo nella direzione di un governo umanistico.
Traduzione a cura di Jacopo Cocco
Ernesto Sirolli si definisce un “iron man” delle comunità. Ha iniziato la sua attività nel 1971 nel campo degli aiuti internazionali in Africa. Quell'esperienza lo ha portato a sviluppare il modello di “Facilitazione d’Impresa” e il “Trinity of Management”, uno strumento di formazione per le comunità e le aziende per cambiare il modo di fare business facendo leva sulla passione, la creatività e l’energia delle persone. Ernesto Sirolli vive negli Stati Uniti, in California. Nel 1995 fonda il Sirolli Institute International Facilitation Enterprise, di cui è Presidente, creando oltre 55.000 posti di lavoro in più di 400 comunità nel mondo. Laureato in Scienze Politiche presso l'Università di Roma, ha conseguito un Master in Filosofia e Sviluppo Sostenibile presso la Murdoch University di Perth, in Australia. È autore di due libri: "Ripples from the Zambezi" e "How to Start a Business and Ignite your life". Nel 2012 ha tenuto un discorso su TEDX: "Volete aiutare qualcuno? State zitti e ascoltate!”, tradotto in 35 lingue con oltre 3 milioni di visualizzazioni.